Ogni anno scrivo una newsletter per Thanksgiving, è più forte di me. Per quest’anno sono andato nell’archivio e ho riletto alcuni articoli, perché non vorrei ripetermi ogni anno, e ne ho trovato uno che mi è piaciuto particolarmente. Vi ripropongo la newsletter del 26/11/2015 e vi invito a dare un occhiata anche all’archivio delle newsletter precedenti: c’è un’enorme quantità di proposte, dalle ricette alle diagnosi, dai rimedi naturali a diatribe contro Donald Trump. Può essere utile e istruttivo rileggerle ogni tanto.
Ma prima di riproporvi questo articolo per Thanksgiving, vorrei esprimere la mia gratitudine per un’amica che ci ha lasciati da poco: Germana Fruttarolo.
Germana è stata una persona che nella sua vita ha fatto tante cose. Era terapista di shiatsu e cranio sacrale ed era anche una pioniera dell’insegnamento di queste arti curative. Ha diretto il centro Itado a Torino per decenni, che oggi è un punto di riferimento per tutto il Piemonte e oltre. Germana era molto coinvolta nella Federazione Italiana di Shiatsu, contribuendo con grande energia e talento a questa organizzazione. Germana era anche una fervente sostenitrice della macrobiotica e la proponeva sovente a tutti, ha collaborato con tanti insegnanti importanti, incluso Carlo Guglielmo, Ferro Ledinvinka, e anche cuochi come Marco Bo. Io ho fatto consulenze e conferenze all’Itado per oltre 20 anni e ci conto a continuare, collaborando con Monica Borio e con gli altri membri dello staff Itado. Monica ha aiutato Germana in questa fase finale della sua vita e credo che tutti gli amici di Germana (e siamo tantissimi) intendano esprimere la propria gratitudine anche a lei. Grazie Monica.
A Germana un grande ringraziamento per l’amicizia che è stata molto importante nella mia vita qui in Italia.
Addio Cara.
Happy Thanksgiving
Newsletter del 26/11/2015
Giovedì è il Thanksgiving Day 2015, la festa più bella del mondo. Questa festa è la più bella per il sentimento che celebra: la gratitudine. Che il paese più materialista si fermi per ben 2 giorni ogni anno per permettere alle famiglie di riunirsi, condividere tutto quello che c’è di buono nelle loro vite, è quasi troppo bello per essere vero… ma è così, eccome! Penso che oggi più che mai sia importante riflettere sul fatto che questa festa nasce dall’esperienza dei primi europei sbarcati in America alla ricerca di libertà religiosa. Essi trovarono infine quell’aiuto che permise loro di sopravvivere, negli abitanti del posto, gli indiani (che poi sarebbero i veri Americani). Questi indigeni insegnarono a dei poveri inglesi disperati come coltivare il mais, zucca e fagioli. Naturalmente gli americani moderni hanno messo l’enfasi sul tacchino, ma dubito che all’epoca avrebbero potuto cacciare esemplari a sufficienza per offrire più che un piccolo assaggio di questa carne durante la loro festa! Piuttosto, ci si riempiva la pancia di mais.
Naturalmente l’altro aspetto che rende questa festa la più bella del mondo, è il fatto che ruoti tutta intorno al cibo. Cibo e gratitudine vanno a braccetto. La natura da e noi raccogliamo. Questo concetto è la base dell’insegnamento di Georges Ohsawa, il padre della macrobiotica. Sono dell’idea che la macrobiotica abbia molti problemi nell’affermarsi come filosofia e come movimento, credo che sia diventata quasi come una setta, attirando persone che vogliono avere solo certezze e “la verità” da figure onniscienti. Sono anche convinto che l’intenzione e l’insegnamento di Georges Ohsawa sia ben diverso e se fosse possibile di domandargli la definizione della sua filosofia probabilmente sarebbe qualcosa che rispecchia uno dei suoi detti più famosi: “un chicco - 10,000 chicchi”. Da un chicco la natura ce ne dà 10,000, questo è l’ordine naturale della vita. Volendo vivere una vita “naturale”, Ohsawa diceva che dovremmo riconoscere tutto ciò che ci viene dato e ridare 10,000 volte di più. Quello che colgo io come essenza della sua filosofia si potrebbe esprimere come “coltivare la gratitudine”. Quando qualcuno mi chiede una definizione che esprima l’essenza della macrobiotica, questa è la mia definizione, senza dogma o verità assolute o pretese eccessive.
Anche Georges Ohsawa adorava la festa di Thanksgiving.
Thanksgiving a casa mia
Quando eravamo piccoli e tutti ancora a casa, eravamo in 11 (9 figli - 5 maschi e 4 femmine - e due genitori) e la festa di Thanksgiving era già in piena preparazione qualche giorno prima del giovedì (Thanksgiving è sempre il 4° giovedì di novembre). Il cuoco era mio padre e cominciava a preparare le torte di zucca (ne faceva 5 o 6 a partire dalla polpa di zucca). Il giorno stesso iniziava prestissimo perché doveva cuocere un tacchino che era sempre sui 12 kg. Preparava poi il pane di Mais (una specie di focaccia), le patate dolci americane in grande quantità e una salsa a base di cranberries (un tipo di mirtilli rossi molto aspri). Infine il ripieno che cuoceva dentro “the bird” (mio papa lo chiamava così). C’erano anche altre verdure, ma francamente quello che interessava a noi erano la carne e le patate, seguite da grande quantità di torta e spesso gelato (mia mamma ne era una grande consumatrice).
Dopo la mangiato, si trascorreva il pomeriggio sul divano a guardare partite di football americano e pallacanestro. Il giorno dopo mio padre era a casa dal lavoro e andavamo a pescare con i panini fatti con gli avanzi di tacchino.
Devo ammettere che un altro aspetto di questa festa che mi piaceva è che non dovevamo andare a messa. Altre feste (Natale e Pasqua per esempio) erano sempre legati alla chiesa ed era per me un grande stress. Mia mamma insisteva che fossimo impeccabili con i vestiti della domenica e le scarpe lucidissime. Ci metteva tutti in fila prima di partire di casa, come un piccolo esercito, e poi guai se ci si comportava male in chiesa. Che stress!!!
Purtroppo non ho la possibilità di stare a casa per due giorni a mangiare e guardare la tv quest’anno, ma posso comunque ricordare (con grande gratitudine verso i miei genitori) la meravigliosa festa di Thanksgiving della mia infanzia. Ogni anno questo giorno mi porta comunque a pensare a tutte le cose positive che ho nella mia vita e così facendo cerco di nutrirmi di pensieri positivi anziché tacchino e torte. Quindi qualcosa di buono c’è per me nella festa di Thanksgiving anche quest’anno.
Buona festa
Martin