Insegno in italiano da oltre 30 anni, ma spesso faccio ancora fatica a trovare le parole giuste, così ho deciso di aiutarmi con immagini molto semplici per comunicare le idee e i concetti che voglio trasmettere a chi mi ascolta. Vorrei usare le prossime newsletter per presentarvi le più importanti tra queste immagini, perché credo che siano molto utili per illustrare la profondità e la portata dei miei insegnamenti. A questo proposito vorrei ringraziare Robert Michel per il supporto grafico che ha fornito a me (e a tutta la scuola) prendendo i miei disegni “elementari” e trasformandoli in immagini chiare e professionali. Ci tengo anche a sottolineare che molte, se non addirittura gran parte, di queste immagini sono di Michio Kushi, che come me insegnava in una lingua che non era la sua, ma che, a differenza di me, era un bravo artista.
Ho deciso di iniziare con la mia immagine preferita, una di quelle che ho creato io stesso e usato migliaia di volte nel corso degli anni: la chiamo la fabbrica umana.
Il nostro corpo è come una fabbrica, di cui ciascuno è il direttore. L’economia di un’azienda si basa su tre elementi fondamentali che, per garantire il buon funzionamento di tutto il sistema, devono essere in equilibrio:
- La materia prima
- L’attività di produzione
- Lo smaltimento degli scarti
Se le materie prime sono proporzionate ai bisogni reali della produzione, allora ci saranno pochi scarti e la fabbrica riuscirà a ottimizzare il lavoro. Se invece le materie prime non sono sufficienti, la fabbrica non produrrà abbastanza, mentre se sono in eccesso, avremo un esubero di scarti e una perdita in termini d’investimento.
Per quanto riguarda il nostro corpo, la materia prima è ciò che consumiamo, in particolare cibo e bevande. L’attività del nostro corpo e il modo in cui brucia energia corrispondono alla produzione, mentre gli scarti sono tutto ciò che eliminiamo dalla pelle, dai reni, dall’intestino e attraverso il respiro.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a uno squilibrio sempre maggiore nell’economia della fabbrica di gran parte della gente. Consumiamo sempre più materia prima – cibo – a fronte di un fabbisogno sempre inferiore. L’attività fisica e il conseguente bisogno di cibo si sono ridotti drasticamente a causa di uno stile di vita sempre più “comodo” e allo sviluppo di professioni che si basano sempre più sull’attività intellettuale e sempre meno su quella fisica.
Se consumiamo sempre di più e bruciamo sempre meno, cosa succede alla nostra fabbrica?
Si trova a dover gestire enormi quantità di eccessi che possono essere immagazzinati sottoforma di grasso o accumuli, oppure eliminati attraverso gli organi che abbiamo citato prima. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di un processo non proprio efficiente, che causa una perdita di energia e vitalità.
Gli organi di eliminazione vengono sovraccaricati e affaticati e contemporaneamente iniziano a presentarsi problemi che riguardano l’intestino, i polmoni e il sistema respiratorio, i reni e la pelle. Questi sono i primi segnali se la condizione di squilibrio della nostra fabbrica non viene corretta.
Con il passare del tempo, i problemi tendono a scendere in profondità nel corpo, creando disturbi più seri quali accumuli e indurimenti (cisti, tumori, ecc.) o debolezza e perdita d’integrità dei tessuti, o ancora quelli che potremmo definire problemi degenerativi.
Che cosa possiamo fare?
La prima cosa da fare è licenziare il direttore degli acquisti e modificare la quantità e qualità delle materie prime. Poi dobbiamo aumentare la produzione della fabbrica facendo più attività fisica e infine possiamo anche cercare di aiutare i nostri organi affaticati con vari tipi di bagni, impacchi e rimedi, in modo che la pelle, i reni, l’intestino e i polmoni diventino più efficienti. In questo modo possiamo ribaltare le sorti di una fabbrica sull’orlo del fallimento e ripristinare la nostra vitalità.
Dobbiamo ridurre l’apporto di cibi ipercalorici quali grassi e zuccheri e introdurre cibi più semplici, ricchi di fibre, vitamine e sali minerali. Dobbiamo diventare dei manager migliori e a tal fine non possiamo non essere dei bravi cuochi!
Pensandoci bene, potrebbe essere una buona idea cambiare il titolo dei nostri corsi da “Professione cuoco” a “Corso per manager”!
Martin